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GRADO IK
Datemi un martello! La resistenza agli urti "IK"
La sicurezza dai pericoli dell’elettricità non deriva soltanto dall’applicare tutte le indicazioni stabilite per evitare il contatto con componenti in tensione,ma anche nell’evitare che queste possibilità si verifichino come effetto di una rottura meccanica. E ciò è ancora più importante qualora si tratti di dispositivi installati in ambienti dove il rischio di urti è usuale. Un involucro, ad esempio, in caso di rottura può essere una fonte di pericolo, se consente di venire in contatto con gli elementi in tensione in
esso contenuti.
A questo proposito viene in aiuto una normativa del 1996, la CEI 70-3 ora CEI 70-4 (CEI EN 62262) che classifica gli involucri nel caso in cui la tensione nominale dell’apparecchiatura protetta non superi i 72,5 kV.
La norma definisce e designa il grado di protezione delle apparecchiature elettriche in merito alla protezione dell’apparecchiatura contenuta nell’involucro contro effetti dannosi di impatti meccanici, descrive le prescrizioni per ciascuna designazione, e definisce le prove che sono necessarie per verificare che l’involucro soddisfi alle prescrizioni stesse.
Il codice è indicato con le lettere IK ed è costituito da due cifre che, al loro volta, rappresentano un valore di energia di impatto (in joule, J) a cui l’involucro può resistere senza subire danni.
Ecco il codice:
Codice IK | IK00 | IK01 | IK02 | IK03 | IK04 | IK05 | IK06 | IK07 | IK08 | IK09 | IK10 |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Energia di impatto joule |
Non protetto |
0,14 | 0,2 | 0,35 | 0,5 | 0,7 | 1 | 2 | 5 | 10 | 20 |
L’involucro, nel suo complesso, si ritiene protetto rispetto al grado indicato.
Qualora le parti dell’involucro abbiano gradi di protezione diversi è necessario, per ognuna di loro, indicare il relativo codice.
Inoltre, nel caso specifico che fosse necessario una resistenza meccanica superiore, si assume come valore di riferimento il valore di 50 J.
Le prove per verificare il grado di protezione agli urti devono essere effettuate – non dall’installatore, naturalmente - secondo i canoni previsti dalla CEI EN 60068-2-75 (CEI 104-1).
Qui il lettore che vuole dar sfogo alla propria curiosità troverà come deve essere il “martello” con cui colpire l’involucro (martelli a molla, martelli verticali, martelli a pendolo) e quale la procedura della prova stessa.
Le stesse temperatura e pressione atmosferica della prova sono definite (da 15°C a 35°C e da 86 kPa a 106 kPa).
Un’ultima piccola informazione: la resistenza agli urti si definisce anche con il termine (che sembra un poco passato di moda) resilienza.
Ora ci sono tutti gli elementi per poter scegliere l’involucro più corretto in funzione dell’applicazione.
Per saperne di più
- Normativa: CEI EN 62262 (CEI 70-4)
- Normativa: CEI EN 60068-2-75 (CEI 104-1)